60° anniversario degli inizi del Concilio Vaticano II

Lo scorso 11 ottobre papa Francesco ha voluto ricordare con una celebrazione eucaristica il 60° anniversario degli inizi del concilio Vaticano II. Ha ricordato così l’importanza di quell’avvenimento: «[…] per la prima volta nella storia, [la Chiesa] ha dedicato un Concilio a interrogarsi su se stessa, a riflettere sulla propria natura e sulla propria missione. E si è riscoperta mistero di grazia generato dall’amore: si è riscoperta Popolo di Dio, Corpo di Cristo, tempio vivo dello Spirito Santo!».

Anche se oggi per molti cristiani questo concilio rischia di cadere in un totale oblio è necessario riaffermare che esso è stato l’avvenimento più significativo della storia della Chiesa cattolica del ventesimo secolo.

Per i mesi autunnali degli anni 1962-1965 quasi 2.500 vescovi, provenienti da tutto il mondo, si radunarono in Vaticano per riflettere, discutere e votare documenti che nella fase preparatoria erano stati predisposti da varie commissioni per volontà di papa Giovanni XXIII e quelli che in seguito vennero elaborati.

Anche l’Ordine dei Carmelitani Scalzi, nella figura del P. Generale Anastasio Ballestrero, fu attivamente presente ai lavori. In un suo testo autobiografico del 3 settembre 1965, prima dell’ultima sessione dei lavori, egli, dopo aver paragonato il concilio alla Pentecoste, così proseguiva: «il Signore ha voluto la “Pentecoste” del concilio, questo terremoto, questo uragano che è il concilio. È questo il momento di farsi prendere e di farsi portare dallo Spirito Santo. Preghiamo tanto perché il Signore dia luce e anche docilità alla luce. E tutti quanti si stia là non per tirare la corda, ma per servire il buon Dio … . La grazia del concilio è una grazia forte, per alcuni può schiantare, se non è ricevuta docilmente».

Trent’anni dopo, nel 1995, il concilio si presentava così alla sua memoria: «Il concilio è stato una “primavera”, un avvenimento di grazia che ha profondamente inciso sulla vita della Chiesa. Ho avuto il dono di partecipare ai lavori del concilio dal primo giorno fino all’ultimo e ora, a distanza di oltre trent’anni in cui mi sono sempre sforzato di spiegare e applicare i documenti conciliari, posso assicurare che non vorrei aggiungere, togliere o cambiare nulla di rilevante».

Prima di papa Francesco anche gli altri papi hanno ricordato i vari anniversari della celebrazione del concilio. A vent’anni dalla conclusione del concilio Giovanni Paolo II ne fece addirittura il tema di una Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi (24 novembre – 8 dicembre 1985).

Al centro dell’omelia dell’11 ottobre scorso papa Francesco ha posto la domanda che Gesù ha rivolto a Pietro: «Mi ami? Pasci le mie pecorelle». Se nel Vangelo questa domanda era diretta a Pietro, il papa l’ha trasformata in un esame di coscienza per tutta la Chiesa e in particolare modo per i suoi pastori: «Pasci: la Chiesa non ha celebrato il Concilio per ammirarsi, ma per donarsi». Ecco allora il suo accorato invito: «Riscopriamo il Concilio per ridare il primato a Dio, all’essenziale: a una Chiesa che sia pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini, da Lui amati; a una Chiesa che sia ricca di Gesù e povera di mezzi; a una Chiesa che sia libera e liberante».

P. Aldino Cazzago ocd

(Il Concilio Vaticano II in Italia cinquant’anni dopo, Edizioni OCD, P. Aldino Cazzago, 2015)

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