Oggi ci troviamo qui insieme, un cuor solo e un’anima sola, davanti a Gesù, per un momento di comunione fraterna e di preghiera per il dramma di uomini, donne, bambini, anziani feriti dal sisma di Haiti e dal terrore talebano in Afghanistan.
Da una decina di giorni tantissime domande affollano le nostre menti: casa è davvero accaduto? Come spiegare un simile disastro? E’ tutto perduto? Che ne sarà dei sogni e delle speranze di quell’impegno? Come sarà il futuro di quelle donne, e di quei bambini disperatamente gettati nelle braccia dei soldati perché salvino almeno loro?
Senza pretendere di trovare risposte, ma con la passione per la realtà, che è la ragione stessa del nostro ritrovarci qui, vogliamo ripartire insieme, condividendo un semplice gesto, la Santa Messa, “una fede incarnata nel servizio”, che racchiude il cuore della nostra opera.
M. Delbrêl ci insegna che “la preghiera richiede il tempo per ciò che essa deve fare con del tempo: essere grida, sguardo, energia, strumento in ogni attività in cui deve intervenire” (La gioia di credere).
Oggi, ogni grido, ogni sguardo, ogni energia, ogni strumento, senza nessuna esitazione, ci hanno permesso di proporci e rendere disponibile casa M. Delbrêl e il nostro aiuto, instaurando con tutti gli enti competenti del Comune di Brescia, Caritas ecc. un dialogo per organizzare nel modo migliore l’accoglienza dei profughi.
Siamo certi che ognuno di voi ci sarà accanto e saprà affidare, con speranza e intelligenza, al Padre di tutti ciò che ci verrà chiesto.
In comunione
Il Direttivo di Casa M. Delbrêl
AFGHANISTAN, LIBANO, HAITI… Sgomento e preghiera.
(Omelia di P. Gino Toppan ocd)
Afghanistan, Libano, Haiti sono i nomi di tre nazioni devastate dalla guerra, dalla corruzione, dal terremoto. Purtroppo non sono i soli nomi dove si consumano tragedie spaventose. Davanti a queste situazioni ci fermiamo innanzitutto a pregare:
O Dio, onnipotente e misericordioso,
non Ti può comprendere chi semina l’odio e la violenza,
non Ti può accogliere chi disprezza il bene comune.
Ha bisogno di Te chi ha visto morire i propri cari e distrutte le proprie cose.
Guarda la nostra condizione umana turbata
da tanta violenza, disperazione, sofferenza.
Rendici generosi e capaci di mettere la nostra goccia
nel mare di carità di cui il mondo ha bisogno.
A chi affoga nel bisogno
dona qualcuno che dia sollievo,
a chi, come noi, vede da lontano
dona la grazia di non passare con indifferenza da un’immagine ad un’altra.
Amen.
“Per fare la pace – ha detto papa Francesco nel 2014 – ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire di sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”.
Per avvicinarsi a Dio, il pensiero deve farsi preghiera. Forse è arrivato il tempo in cui, anche per accostarsi all’uomo, i pensieri e le azioni devono diventare preghiera.
Noi ci ostiniamo a pregare perché la voce sommessa della preghiera è più forte del fragore delle bombe e delle armi; noi ci ostiniamo a pregare per testimoniare che chi usa il nome di Dio per uccidere non è un buon servitore di Dio, ma lo bestemmia; noi ci ostiniamo a pregare perché l’Occidente riconosca Dio per ritrovare l’uomo; noi ci ostiniamo a pregare perché di fronte a un pericolo che supera la misura dell’uomo, abbiamo bisogno della misura di Dio.