Chi ci separerà da Cristo?

Il Santuario della coscienza è così prezioso che la Chiesa lo difende da tutto e da tutti. È il luogo dove Dio abita e dove parla inesorabilmente. Il cristiano vi riconosce la voce dello Spirito che incessantemente invoca il Padre. Questo luogo è in ogni uomo ed è sacro: lì si decide molto della vita, degli ideali, dell’agire e quindi della morale. È un luogo che va curato, educato, preservato. Tutto lo attraversa, ma bisogna imparare a trattenere quello che serve e buttare ciò che abbruttisce e rimpicciolisce.

Questi pensieri sono diventati ancora più significativi dallo scorso 10 maggio, da quando Silvia Romano è sbarcata dall’aereo che l’ha riportata in patria. Con meraviglia si è scoperto che si è convertita all’Islam. Così la gioia del ritorno a casa, con campane che squillano a festa, ha cominciato a mescolarsi ad un turbinio di parole che la rete ha portato a galla: parole non sempre felici e in alcuni casi anche pesantemente volgari.

Come mai la ragazza che aveva frequentato l’oratorio, che aveva perfino fatto catechismo, che aveva una sensibilità importante fino a decidere di andare in Africa, in una zona difficile, come volontaria, come mai durante quegli oltre 500 giorni di prigionia ha deciso di convertirsi all’Islam? Non penso sia accaduto solo per la lettura del Corano. Forse, immagino, anche per la testimonianza di quelle persone che aveva incontrato al villaggio in cui era stata rapita. Magari per avvicinarsi di più a loro, per dire e sentirsi una di loro…

Le parole della madre di Silvia, poi, mi hanno interrogato ancor di più: «Chiunque dopo due anni di prigionia tornerebbe convertito, usate il cervello».

Mi sono chiesto: se fosse toccato a me, come avrei reagito? Avrei rinnegato la mia fede? Non è facile rispondere a questa domanda e bisogna rispettare per Silvia quel Santuario della coscienza, dentro cui questo dramma si è consumato ed è sfociato in una decisione importante.

Io mi sono solo aggrappato alle parole che P. Antonio Maria Sicari, ocd, ha usato e ricordato, introducendo la Scuola di Cristianesimo di lunedì 11 maggio 2020 (https://youtu.be/FsBGKAHkdcw). Sono le parole di San Paolo, che per Gesù aveva patito molte torture. Le parole recitano così:

Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto:
«Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;
siamo stati considerati come pecore da macello».
Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rm 8, 35-39).

E ho concluso con una preghiera: «Caro Gesù, non so cosa farei se dovesse accadermi quello che ha vissuto Silvia Romano. So che se dipendesse da me, potrei abbandonarti. E allora ti chiedo di farmi sentire che il tuo amore non si separerà mai da me. E nella prova, stringimi forte!».

Padre Paolo De Carli, ocd

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