In questi giorni di sofferenza per il popolo afgano e haitiano, seppure per evidenti differenti motivi, numerose sono state le immagini di dolore e di paura che ci sono scorse davanti agli occhi. La distanza impedisce un aiuto immediato, ma possiamo usare “l’arma” cristiana più efficace, la preghiera, consegnando al Signore ognuno di loro.
Come in ogni situazione drammatica, i più piccoli e i più deboli sono coloro che più soffrono. Per aiutarci nella riflessione e nella condivisione, quasi per “immedesimarci”, ci sembra significativo pubblicare l’articolo di Marina Corradi, apparso venerdì 20 agosto sul quotidiano Avvenire.
Parla di bambini afghani per i quali i genitori cercano una via di salvezza, ma possiamo pensare che lo stesso desiderio sia custodito anche nel cuore dei genitori di Haiti, che vivono ore di angoscia a causa del terribile terremoto che li ha colpiti e segnati negli affetti e nelle cose.