Brescia, 5 marzo 2020
Miei cari,
ogni giorno ci giungono nuove notizie sull’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Credo che il primo nostro pensiero debba andare alle persone che più stanno soffrendo e alle quali dobbiamo offrire almeno l’aiuto della nostra preghiera.
Poi il pensiero e la preghiera sono dedicati a tutti coloro (medici, operatori sanitari, familiari) che sono implicati in un di-più di lavoro che non ha tregua e che merita tutta la nostra riconoscenza.
Inoltre, poiché si susseguono le indicazioni sanitarie e sociali allo scopo di farci evitare ogni rischio di contagio – indicazioni che i nostri Vescovi ci esortano a rispettare, anche in ambito sacro – credo sia mio dovere chiedere a tutti i membri del Movimento Ecclesiale Carmelitano di vivere con obbedienza e umiltà le indicazioni ricevute.
Non è segno di “robustezza nella fede” né di “libertà spirituale” insistere ad ogni costo nel proprio preteso diritto di decidere come ricevere l’Eucaristia o di pretendere i soliti segni di fraternità cristiana a cui siamo abituati.
Non è segno di fede imporre la propria presenza durante celebrazioni liturgiche private, dalle quali ci viene raccomandato di astenerci.
E nemmeno il fatto di inventare riunioni pubbliche di preghiera, alternative o suppletive.
Raccomando invece una adesione sostanziale: che (quando le chiese restano chiuse) i giorni di festa siano vissuti in famiglia con un di più di preghiera familiare: seguendo assieme la S. Messa in TV, recitando assieme il Santo Rosario, dedicando più tempo alla lettura personale del Vangelo o di qualche libro spirituale…
E cerchiamo di vivere con la stessa intensità (nei limiti del possibile) anche i giorni feriali.
Per i Ritratti di Santi si seguano le indicazioni delle chiese locali, senza forzare le celebrazioni.
Fin quando durerà l’emergenza cercheremo di fare in modo che il nostro sito ospiti la lettura da me stesso curata, che può offrire alla famiglia un bel momento comune di ascolto.
Insomma, Gesù e la Vergine Santa ci guardano e non ci chiedono di forzare le pratiche alle quali siamo abituati (anche a costo di disobbedire, pur di sentirci “giusti” e “migliori”): ci chiedono la fantasia dei bambini.
Una volta ho letto la storia di un papà commosso perché il figlioletto gli aveva regalato per l’onomastico una bella scatola ben confezionata. Ma s’era poi innervosito perché la scatola era vuota. Ma pianse quando il bambino gli spiegò che ci aveva messo dentro tanti e tanti baci…
È un episodio semplice, ma che ci può far riflettere: aumentare le proprie preghiere prima di addormentarsi o al risveglio può dire a Gesù che vogliamo riempire la nostra giornata di affetto per Lui.
Vi benedico, nel Signore,
P. Antonio Maria Sicari