«L’Incarnazione è cosa diversa dalla bomba atomica. Questa ha una potenza considerevole e fa esplodere il nucleo degli atomi disgregandoli. La potenza dell’Infinito è ancora più grande ma non fa esplodere niente e appare nella povertà: trionfa nei fallimenti e nelle contraddizioni. Produce tutto ciò ma non disgrega nulla. […]. Chiedete a Gesù Bambino di farvi un po’capire il mistero che è in Lui, i suoi fallimenti, la sua povertà. Non guardate solamente la paglia, il bue e l’asinello; guardate l’annientamento di Dio. Quando si parla dell’annientamento di Gesù Bambino, ci si potrebbe accontentare del mistero del suo sorriso, della luce che annuncia la sua venuta, dei pastori. È il mistero in se stesso che però bisogna guardare, è Gesù Bambino in sé […]» (Maria Eugenio di Gesù Bambino, Ecco il Dio bambino, Edizioni OCD, Roma 2021).
Queste parole di padre Maria Eugenio ci conducono al cuore stesso del Natale – la nascita tra gli uomini del Figlio di Dio – e aiutano il nostro sguardo a restare fisso sull’essenziale: l’«annientamento di Dio» che la nascita di Gesù Bambino ha svelato al mondo intero. La potenza di Dio non si è manifestata nella forza ma nella «povertà», nella carne del Figlio.
Per costruire il mondo a propria immagine e somiglianza e affermarsi così sugli altri, anche oggi gli uomini sono spesso portati a rifiutare questa «povertà» di Dio. Ai loro occhi essa appare inutile e forse anche dannosa per la loro vita. Diseguaglianze, ingiustizie, violenze, nuove e vecchie povertà segnano la vita di singoli individui, di gruppi sociali e dei popoli.
Solo l’accoglienza di questa «povertà» divino e umana può cambiare il cuore e la vita degli uomini, i loro rapporti e quelli tra i popoli.
Ogni volta che distogliamo il nostro sguardo da questa «povertà» impediamo a Dio di parlare al mondo e di continuare ad «abitare in mezzo a noi».
P. Aldino Cazzago ocd