41° Pellegrinaggio Mariano a piedi

dal Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)

al Santuario della Madonna della Neve (Adro)

12 maggio 2019

Cinquecento anni fa, la Vergine, mostrandosi al piccolo sordomuto di Adro, si congedava da lui assicurando di essere l’«Avvocata dei peccatori».

Ed è questo titolo che accompagnerà i fedeli nel 41° Pellegrinaggio Mariano dal Santuario della Stella di Cellatica alla Madonna della Neve di Adro, proposto e organizzato dal Movimento Ecclesiale Carmelitano.

«Avvocata», «Avvocata di Eva» per la precisione, tra i mille nomi che l’amore ha dato a Maria, è uno dei più antichi, risale addirittura al III secolo.

Ai nostri giorni questo titolo è giunto soprattutto grazie all’antifona della Salve Regina. «Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi».

Questa struggente implorazione deve essere risuonata con commozione nel cuore della gente di Adro, quando il piccolo Battista ha raccontato che la celeste visione lo aveva guardato con «occhi di paradiso», e dunque avvalorando il caldo invito alla conversione contenuto nelle parole del pastorello.

All’inizio i cristiani erano stati colpiti dal diverso comportamento di Eva, la prima donna della storia dell’umanità, e di Maria, la prima donna della storia della redenzione. La prima aveva disobbedito al comando divino di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male; la seconda, invece, aveva prontamente obbedito alla richiesta dell’angelo di diventare la madre del Salvatore. E avevano capito che la disobbedienza e l’obbedienza a Dio non sono comportamenti che hanno lo stesso peso e che tra loro sono indifferenti, così che una scelta vale l’altra.

Il rifiuto sospettoso e timoroso crea separazione, divisione, ostilità, distanza, solitudine, mentre il cordiale e lieto consenso suscita comunione, amicizia, solidarietà, vicinanza anche a chi non è in grado di offrire la stessa pronta adesione alla volontà di Dio. Ecco perché Maria è stata chiamata ben presto «Avvocata di Eva»: il suo fiat, il “sì” manifestato all’angelo Gabriele, acconsentiva all’Incarnazione del Figlio di Dio venuto per salvare gli uomini e riscattarli da quel peccato nel quale si trovano fin dall’inizio della loro storia, appunto, dai tempi di Adamo ed Eva. In un celebre inno mariano medievale si canta, giocando sui termini: «Sumens illud Ave / Gabrielis ore / funda nos in pace / mutans Hevae nomen»; «Accogliendo quell’ “Ave” / dalla bocca di Gabriele / costituisci noi nella pace / invertendo il nome di Eva».

Nel corso della storia la funzione di «Avvocata» si è dilatata a tutta la discendenza di Eva e ha assunto diverse espressioni: «Avvocata di Grazia», «Avvocata nostra», «Avvocata dei peccatori». E anche il senso del termine, considerato in senso giuridico, ha preso diversi accenti. Talvolta si è sottolineato che Maria interviene a difendere noi peccatori da un severo Padre eterno, altre volte la difesa della Madonna è fatta davanti al Figlio giudice adirato che non tollera che il suo sangue prezioso sia disprezzato dal male.

Non è che la Madre di Dio la pensi diversamente dal suo Signore. Anche lei sa che niente è più duro ed esigente quanto l’amore. Tanto più quello divino che non tollera altra risposta nelle creature amate se non un amore non meno pieno, puro e totale di quello che viene dal cielo.

In realtà Maria è avvocata non verso Dio, ma verso di noi: ella ci difende dal peccato e dalle sue conseguenze, dal male che opera dentro di noi. Questo è il nemico da cui diffidare: dentro di noi è il peccato, ma non cosa nostra. Maria vigila perché non dimentichiamo questo.

Ella ci ricorda che noi siamo di più del nostro peccato, che valiamo più del nostro male. E proprio per questo come madre trepidante opera in modo da rendere possibile la nostra conversione.

P. Giuseppe Furioni  ocd

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