Il mistero del tempo interroga da sempre il cuore dell’uomo. In questa nostra epoca, tuttavia, il senso di tale riflessione sembra concentrato principalmente sul futuro. Mentre si coltiva sempre meno la memoria, e la proiezione sembra sul presente, la preoccupazione più diffusa si rivolge al domani, a motivo della sua incertezza. Sul piano personale, collettivo e globale, la percezione dominante è infatti una certa paura del futuro, espressa in particolare nel rapporto con l’altro, l’ambiente e la nuova tecnologia, e riferita spesso al tema del lavoro. Tra i giovani, tutto ciò sembra dovuto a una vera e propria crisi della speranza. D’altra parte, la stessa vita quotidiana, con i suoi ritmi e i suoi riti ripetuti, ci dice che il nostro costante tentativo è di avere un controllo sul tempo. Perché ci sia, almeno in parte, controllo sulla vita. Ma non può esserci vera vita nel presente, se non ispirata da un’attesa. Per questo, il senso del tempo si rivela davvero e pienamente nel “già e non ancora” del mistero cristiano. La vita non va rapita, né rimpianta: perché il Dono è già accaduto, è nel cuore della storia. L’Eterno già abita il tempo, lo redime e lo rinnova, nella salvezza offerta ad ogni libertà.

“La ripetizione come domanda di futuro” di Alessio Musio

(Rivista “Dialoghi Carmelitani”, giugno 2019)

 

 

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