di P. Paolo De Carli o.c.d.
La musica. In questo mondo contemporaneo in cui si parla di realtà aumentata la potremmo definire una “parola aumentata”. Per esempio, rende pronunciabili parole che facciamo fatica a dire. Anzi, le rende più ampie e profonde. Trascina la nostra (e altrui) persona ad una intensità tale per cui tutto il corpo può partecipare alla parola detta: cuore, mente, emozioni, sensazioni fisiche, ecc.
Ancora. Un ritmo lento rilassa il corpo. Un ritmo intenso lo eccita, come le danze tribali ampiamente dimostrano.
Ancora. La musica raccoglie ricordi, nostalgie e desideri. La musica esprime il sacro. Racconta la rabbia e la protesta dei popoli. Insomma tocca in un modo molto particolare le corde dell’umano e diventa veicolo importante e qualificato per comunicare cose, sentimenti, atteggiamenti.
Avvicinandosi alla musica allora bisogna chiedersi cosa scriva e depositi nei cuori.
La filosofia spiega molto bene che qualsiasi oggetto quando viene conosciuto è come se venisse catturato dalla nostra mente e in lei si imprime per sempre: la plasma, le dà forma. Una dimostrazione? Pensate a come stiamo attenti alle parole davanti ad un bambino piccolo, soprattutto se sono parolacce, perché poi le impara e, immancabilmente, le usa. Ora, io penso che quanto ho appena detto valga anche (ma direi soprattutto, viste le premesse fatte) per la musica.
Questi pensieri me li ha suscitati Fedez, recentemente salito all’onore della cronaca perché aspetta dalla sua Chiara un bambino. Si è costruito ad hoc il look del contestatore, usando la musica rap, nata per raccontare disagio e protesta. Lasciamo stare le accuse di massoneria, anche se tatuaggi, anelli, magliette e via dicendo spesso riportano il logo dell’occhio onniveggente che tutto scruta. Lasciamo da parte anche la fede personale: cosa su cui non si può sindacare e d’altronde lui si dichiara ateo. Lasciamo stare perfino il fatto che si diverte a fare il provocatore e per questo stuzzica persone di ogni tipo. Ma sulle parole che usa, qualche pensiero bisogna farlo.
Ricordiamoci che attira masse di adolescenti e di ragazzi che ascoltano e cantano le sue canzoni. Basta guardare i profili Instagram e Facebook dei nostri figli per vedere come sono contenti del regalo fatto: una nuova release di Fedez!
Torniamo alle parole. Non mi permetto nemmeno di riportarle, ma in Blasfemia è davvero capace di buttare fango sulla Madonna a proposito della nascita di Gesù. E in nome di che cosa? Della libertà di espressione? A dire il vero, anche gli antichi discussero animatamente di questi temi. Perché è incredibile che Dio abbia a che fare con una vera nascita nella carne. Un segno di queste discussioni lo troviamo ancora oggi nel Te Deum che nella versione latina dice “non horruisti Virginis uterum”, cioè, in una traduzione molto volgare, “non ti ha fatto schifo nascere dall’utero della Vergine”. Ma trattare la cosa come fa Fedez è pura e stupida volgarità.
Ora, caro Fedez (mi rivolgo direttamente a te) ti accade una cosa molto importante. Non solo hai deciso di sposarti – e spero non in chiesa, visto che ti dichiari ateo e anticristiano – ma avrai il dono di una creatura da educare. Mi auguro che la purezza di un bambino ti ponga una domanda su come fare ad avvicinarti a lui e di quali cose dotarlo: vuoi che i suoi occhi siano tutti protesi in avanti a cercare e scoprire e interrogarsi o vuoi già ripiegarglieli indietro, come diceva meravigliosamente il poeta tedesco Rilke?
E a noi resta una domanda: cosa facciamo con i nostri figli? Questa è la realtà che quotidianamente incontrano. Noi li abbandoniamo ad essa, oppure possiamo prenderli per mano e accompagnarli alla sua scoperta? Come si fa con un bambino piccolo quando ha paura di una stanza, di una cantina, di una casa, di un bosco… Non si tratta di demonizzare nessuno. Penso solo che dobbiamo aiutare i nostri figli ad avere un senso critico delle cose e, così, a non lasciare che facilmente si distrugga il tempio di Dio che c’è in loro.