SANTA ELISABETTA DELLA TRINITA’: UN FRAMMENTO DI CIELO

«La vita della carmelitana è una comunione con Dio, dal mattino alla sera e dalla sera alla mattina. Se Egli non riempisse le nostre celle e i nostri chiostri, come tutto sarebbe vuoto! Ma noi Lo vediamo in tutto perché Lo portiamo dentro di noi, e la nostra vita è un cielo anticipato».

Un cielo anticipato: cos’è, se non l’eternità su questa terra? La straordinarietà di santa Elisabetta della Trinità non sta certo nel fatto che abbia spiegato il cuore della vocazione carmelitana con queste brevi ma intense parole. La caratteristica propria della sua vita va cercata piuttosto nel periodo precedente il suo ingresso in monastero, durante il quale la mamma le imponeva spesso di dare concerti (era un’ottima pianista) e di presenziare a serate mondane. In quelle occasioni, oggettivamente distanti dalla vita claustrale, lei visse con naturalezza l’intima e totale comunione con il suo Dio di cui parlerà poi alle consorelle. La sua celebre Elevazione alla SS. Trinità, scritta di getto nel 1904, è il frutto di una consuetudine con Dio lungamente coltivata fin da quando Elisabetta si trovava completamente immersa nelle occupazioni del mondo e, tuttavia, sempre rivolta al suo Sposo Celeste.

La maestra Cecilia Vettorazzi, affascinata da quella capacità di gustare la pace dell’eternità su questa terra, si è immersa a lungo nella meditazione di questa meravigliosa preghiera prima di accingersi a trasformare in suoni le immagini e le domande in essa contenute. Ne è nata così una composizione che la stessa autrice ha spiegato in una bella intervista curata da p. Rodolfo Girardello e apparsa sul n. 21 di Quaderni carmelitani (leggi l’intervista).

L’élévation à la Trinité per due soprani e archi (2005) è contenuta nell’audiolibro Note carmelitane, distribuito dall’Associazione culturale Archa (archaassociazioneculturale@gmail.com).

Amalia Masset

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