“La titubanza c’è stata: rimanere a casa a godersi il sabato o andare a sentire ciò che il Papa voleva dire a me e alla mia Palermo?
La decisione non mi è costata poca fatica; il pensiero di dover dormire fuori casa per necessità, di dovermi alzare prestissimo dopo un primo giorno di scuola pesante, veniva messo in cattiva luce rispetto ad una bella dormita e ad buon pranzo con la mia famiglia; in fondo però sapevo cosa volevo veramente e l’ho capito in due momenti fondamentali: il primo è stato quando, dopo aver dormito a casa di una mia amica e aver affrontato il problema di una sveglia che non era riuscita a buttarci fuori dal letto, siamo arrivate all’appuntamento correndo per paura di non trovare nessuno; in quel momento ho visto quelle facce, che ormai conosco a memoria, gli amici del MEC, in un modo diverso; anche se stanchi e assonnati sorridevano tutti, come se ognuno di loro avesse messo da parte le proprie fatiche rivolgendo lo sguardo all’altro e questa non è una cosa da poco alle sei di mattina e con la prospettiva di una giornata faticosa. Mi sono subito sentita contagiata da questa euforia e sono entrata a farne parte. Il momento cruciale però è arrivato quando ormai ero seduta su quel prato, sotto il sole con alcuni dei miei amici più cari, ad ascoltare un’omelia diversa dalle altre e non perché la facesse il Papa, ma perché questa volta ero sicura che Qualcuno più in alto di lui gli suggerisse le parole: “Secondo Gesù chi vive per sé non perde solo qualcosa, ma la vita intera; mentre chi si dona trova il senso della vita e vince. Dunque c’è da scegliere: amore o egoismo”. Nell’istante in cui ho sentito questa frase che mi ha fatto riflettere più di mille altre, ho avuto la sensazione di trovarmi nel posto giusto a fare la cosa giusta, di non potermi permettere più di dare spazio alla pigrizia, così insensata e inutile; per una volta ero riuscita a scegliere l’amore senza rendermene conto, ero riuscita a “donarmi” e non a vivere per me stessa, a condividere un momento importante con le persone che amo ed ero felice. Avevo finalmente capito tutto il senso del lavoro di una persona che ha fatto della propria umiltà la propria forza, della propria fede un modello di vita, della propria vita un bellissimo capolavoro e della nostra amata Palermo, una realtà in cui può esserci ancora speranza: Padre Pino Puglisi.
Ogni momento di questa giornata è stato bello, le risate, le parole, le attenzioni, la presenza inaspettata di un’amica, il ricordo di un grande sacerdote, lo stare insieme anche se sporchi e stanchi, e soprattutto le lunghe camminate che avevano come unico obbiettivo l’avvicinarsi a Cristo, anche se non tutti ne eravamo consapevoli.
Spero che ognuno quella sera si sia addormentato stanco, ma con la stessa meraviglia negli occhi che ha contagiato me.
Giulia”
“NON DOBBIAMO ESSERE GIOVANI IN PENSIONE”
Ecco una delle bellissime frasi dette da Papa Francesco il giorno in cui è venuto a Palermo in occasione del venticinquesimo anno dalla morte e compleanno di Padre Pino Puglisi, da noi palermitani soprannominato 3P.
Dobbiamo ammettere che è stata una giornata abbastanza stancante, tra la fatica e il caldo; ma è anche questo crescere insieme in una comunità, anzi in una famiglia, la nostra famiglia: IL MEC.
D’incoraggiamento sono state le parole del Papa, che ci hanno fatto capire il senso profondo di tale stanchezza, di tale sacrificio, spronandoci a vivere, andando oltre allo sforzo del semplice respirare.
Papa Francesco ci ha fatto notare che le “moderne” generazioni di giovani sono caratterizzate da una certa “anzianità”, da una pigrizia nell’affrontare le sfide e nel seguire i sogni che la vita e Dio ci pongono e propongono. La fatica intesa come sacrificio vuole invece significare proprio il “rendere sacro” ogni nostro impegno e sforzo.
Quel giorno ci ha donato tantissime emozioni e in particolare il vedere tanti giovani e famiglie provenienti da tutta Italia e oltre.
Siamo partiti alle 6 del mattino, alcuni di noi anche prima, per poi iniziare il cammino che ci ha portati al foro italico al fine di partecipare alla Santa messa presieduta dal Papa stesso; l’attesa è stata lunga ma scandita da Rosari, preghiere varie, canti e chiacchierate. Dopo la messa ci siamo riuniti con tutta la comunità per pranzare insieme.
La città era piena di colori, canti, giovani e tanta felicità; sembrava come se si fosse totalmente trasformata.
Successivamente ci siamo diretti verso Piazza Politeama per ascoltare le parole che il Santo Padre ha rivolto soprattutto a noi giovani. Nell’attesa abbiamo assistito a musica e spettacoli vari con l’intento di ricordare colui che ha donato la sua vita per i giovani e per la nostra città: Padre Pino Puglisi, il nostro 3P.
Sicuramente è stata una giornata che rimarrà sempre nei nostri cuori non solo come ricordo ma come insegnamento di vita, come un impegno a mettere in pratica quelle parole determinanti per vivere la vita PER Cristo, CON Cristo ed IN Cristo.
Elisa, Cristina e Mariano
“In occasione del 25° anniversario della morte di Padre Pino Puglisi, la città di Palermo ha accolto Papa Francesco in visita pastorale con il caloroso affetto che contraddistingue noi siciliani.
Mi sono preparato per questo giorno rileggendo pagine di libri che raccontano e ricordano la vita di Don Pino, vissuta per il bene dei bambini del difficile quartiere Brancaccio.
Don Pino con la sua generosità e il suo sorriso, chiamava sempre a sé i giovani per sottrarli dal futuro da criminali che inevitabilmente sarebbe spettato loro e durante la sua missione è stato un vero e proprio “rompiscatole”, come lui stesso si definiva.
Il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, Don Pino, mentre si apprestava a rincasare, veniva sorpreso da un uomo che gli toglieva la vita.
“Solo dando la vita si sconfigge il male: Don Pino lo insegna, vivere per seminare il bene.”
Con queste parole Papa Francesco esorta i fedeli, apprestati all’ascolto sul prato del Foro Italico, a non cercare di vivere alla ricerca dell’incessante soddisfacimento dei bisogni personali rischiando di cadere in un egoismo improduttivo che anestetizza il cuore.
Siamo chiamati a scegliere quale strada percorrere e l’unica via di salvezza è la testimonianza del bene; soltanto donandosi si acquisisce la gioia di vivere, con tutti i rischi previsti che rendono tortuoso il cammino.
Una vita trascorsa senza il rischio è povera e segnata da mezze verità che non saziano il cuore.
Cominciando a prendersi carico delle responsabilità proprie e della società è possibile rendere produttiva la vita, passo dopo passo.
È fondamentale dunque mettersi in cammino per vivere e seminare il bene, l’unico modo per mettersi in contatto col Signore in un mondo che ci vuole distanti da Lui.
Della giornata trascorsa in compagnia del Santo Padre custodirò sempre le parole da lui pronunciate nell’incontro con i giovani in Piazza Politeama.
Papa Francesco, come un amico e confidente di tutti noi all’ascolto, svela il segreto che permette di rendere la vita piena e bella affermando che Dio è incompatibile con la pigrizia e che soltanto mossi dalla ricerca è possibile realizzare il progetto che Lui ha in serbo per noi.
I requisiti necessari per avere un dialogo con Lui sono la relazione con gli altri e la preghiera, luoghi nei quali si manifesta per indicarci la via spianata verso la possibilità di sognare in grande.
Andrea Dominici”