di Elena Otelli e Ricky Barone

Ci sono mostre spettacolari, allestite in strutture storiche oppure in musei avveniristici, magari in città culto e supportate da campagne pubblicitarie massicce. Ma ci sono anche spazi per l’arte nascosti, spesso sottovalutati, anche per una comunicazione discreta e senza enfasi. Uno di questi luoghi poco appariscenti si trova vicino a Brescia. Dalla città si prende via Triumplina, direzione nord, e si sale verso la Val Trompia. Appena usciti da Brescia si incontra Concesio, paese che diede i natali a Paolo VI, il papa bresciano, artefice di uno straordinario percorso di inclusione degli artisti verso la Chiesa. Un dialogo fecondo il suo, che generò il famoso “Messaggio agli Artisti” ma soprattutto diede il via ad un intenso rapporto di amicizia e di confronto tra la Chiesa e l’arte. A Concesio si può visitare la casa natale di Giovanni Montini. Dietro la casa, da alcuni anni, è sorto uno splendido museo, che ospita attualmente le opere della collezione Arte e Spiritualità, tutte donate dagli artisti a Paolo VI, grazie anche all’intercessione di Monsignor Pasquale Macchi, in virtù di un’amicizia consolidata tra numerosi artisti e il papa bresciano. Di questo gruppo, costituito da Carpi, Messina, Consadori, Minguzzi, Scorzelli e tanti altri, è rimasto un testimone, Trento Longaretti, cent’anni lo scorso Settembre.

Un uomo che ha attraversato tutto il Novecento e ha conosciuto di persona tre papi : Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ma fu soprattutto il rapporto con Paolo VI e con il suo segretario Pasquale Macchi a dare origine ad una ricchissima produzione di opere, schizzi, disegni, mosaici…. Racconta lo stesso Longaretti : “Ci chiamava una volta alla settimana, al massimo ogni 10 giorni; ci riunivamo tutti e lì lavoravamo o su nostra invenzione o su commissione. Ci distribuiva carta, matite, colori e ci invitava a lavorare… poi ci dava anche da mangiare….! Eravamo un gruppo molto affiatato. Raccoglieva il materiale e lo portava al papa, Paolo VI; il rapporto con il Papa era quindi costante anche se non diretto. Fu così per circa 20 anni. E’ stato un periodo molto bello! Si lavorava molto volentieri”.

La Collezione Paolo VI Arte Contemporanea conserva 307 opere di Longaretti e gli rende onore ora con una mostra, “Viandanti dell’anima”, la prima del secondo secolo di vita dell’autore, inaugurata di fronte ad un discreto pubblico Sabato 4 Febbraio.

Divisa in tre sezioni, espone opere di tema sacro ma non solo.

Nella Prima Sezione L’Immagine sacra : volti di Cristo sofferenti ma anche crocifissi in cui si stagliano immagini del Christus Triumphans. Mai l’artista cede al pietismo; l sua è una pittura contenuti, “espressionismo sempre moderato da un impianto classico” (Elena Pontiggia 2002).

Nella Seconda Sezione il tema dei Viandanti, povera gente, madri con bambini, l’indagine interiore di un mondo umano e sofferente. Un universo indagato da Rouault e dal primo Picasso che in Longaretti si fa viaggio di speranza, cammino interiore, viaggio spirituale.

Infine nella Terza Sezione il rapporto dell’autore con i papi, le commissioni, ma anche gli uomini, i volti, i gesti in cui i singoli pontefici vengono colti e indagati.

Conclude Longaretti : “Io spero che queste opere vi diano l’idea della mia ricerca, non solo in campo artistico ma anche umano e religioso”.

Al termine, con grande disponibilità il maestro Longaretti risponde anche ad alcune domande.

Maestro, ci può raccontare un ricordo personale di Paolo VI?

Ce ne sono molti, mi rimane impresso quando volle conoscere la mia famiglia, mia moglie e i miei figli. Mi ricordo il suo interloquire con la mia piccolina. Noi non si poteva parlare, parlava lui, domandava, era un colloquio molto intenso.

Lavora ancora, è vero che dorme solo due ora per notte?

Lavoro nel senso che quando ho del tempo dipingo, c’è sempre la voglia di raccontare. Le mie mani ora sono un po’ deboli ma riesco ancora a lavorare. Alcuni pittori famosi non riuscivano più a dipingere per problemi alle mani, tanto da doversi fa legare il pennello al braccio…io per fortuna riesco ancora a dipingere.

A conclusione di questo momento intenso e commovente alcune parole della figlia che confermano la straordinaria vitalità del centenario Trento Longaretti:

Dopo aver compiuto i cent’anni, lo scorso settembre è come se improvvisamente fosse invecchiato. Fino ad allora era molto attivo, dopo i cent’anni ha avuto un paio di mesi di stanchezza. Ultimamente però ha ripreso a disegnare a dipingere, a fare degli acquarelli. Non riesce più a incidere, ma la voglia di comunicare con la pittura è rimasta invariata.

Foto di Ricky Barone

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