Che Dio ami tutti gli uomini è cosa abbastanza facile da credere. Ma che Dio, che Gesù, ami proprio me in maniera unica e totale questo è più difficile da immaginare, perfino. O meglio, se ci credessimo davvero la nostra vita potrebbe (e dovrebbe) essere diversa. E’ un amore vero, caldo, concreto che muove “il sol e l’altre stelle” e che muove la mia povera vita. Per questo sono sempre alla ricerca di segni che mi dicano questo personale, singolare, unico amore nei miei confronti.

Così vi racconto un segno delicato di questo avvenimento.

Primo antefatto. Nell’Ultima Cena si racconta che Gesù si cinge le vesti con un grembiule e poi passa con catino e brocca e asciugatoio a lavare i piedi dei discepoli. In questa immagine si descrive fino a che punto Gesù si abbassa per incontrarci, per amarci. Un’immagine che i santi hanno colto come particolare e necessaria per il mondo di oggi. Don Tonino Bello era perfino arrivato a dire: «Quando sono stato nominato vescovo, mi hanno messo l’anello al dito, mi hanno dato il pastorale tra le mani, la Bibbia: sono i simboli del vescovo. Sarebbe bello che nel cerimoniale nuovo si donassero al vescovo una brocca, un catino e un asciugatoio». E Madeleine Delbrel diceva: «Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici … in silenzio, finché tutti abbiano capito nel mio il tuo Amore».

Secondo antefatto. Ho celebrato il Triduo sacro a Palermo, nella Cattedrale. Lì incontro padre Pino della comunità di Biagio Conte e ci mettiamo a dialogare. Gli chiedo di raccontarmi della visita e del pranzo di Papa Francesco quando è stato a Palermo. E lui mi racconta un piccolo fatto. Il Papa a pranzo era seduto vicino ad un “fratello” africano (si chiama Francois Ayim) e nel dialogo questi gli dice che non ha mai visto Roma. Il Papa allora si rivolge all’Arcivescovo e gli comunica che vuole ospitare Francois a Roma, a spese sue. Così, dopo una giornata intensa (visita al quartiere di Brancaccio, incontro con i giovani al Massimo, ecc.), prima di salire sulla scaletta dell’aereo che lo riportava nella capitale il Papa si è girato verso l’Arcivescovo ricordandogli che aveva promesso a Francois di farlo arrivare a Roma a spese sue. Già questa piccola cosa è sufficiente a dire cosa vuol dire l’attenzione alla persona.

Conclusione. A fine marzo, com’è usanza, la Diocesi di Palermo ha ricambiato la visita del Papa, con un pellegrinaggio a Roma. Nella delegazione non poteva mancare Francois. il quale qualche giorno prima di partire si è rivolto proprio a padre Pino chiedendogli quale dono si poteva portare al Papa. La risposta, illuminata, è stata questa: visto che sei un bravo sarto, confeziona un bel grembiule su cui puoi ricamare una scritta “Tu lavi i piedi a me?” e gliela offri per il Giovedì santo. La cosa straordinaria è che il Papa ha usato proprio quel grembiule per la lavanda dei piedi ai detenuti del carcere di Velletri nella liturgia del Giovedì santo.

Il Papa e un povero immigrato di Palermo: immagine molto emozionante, ma altrettanto vera e seria di cosa significa essere chiamati per nome, prendere sul serio una persona. Un piccolo segno di come Gesù non scherza con ogni uomo: anche con me!

Padre Paolo De Carli, ocd

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