Un documento di bioetica senza etica?
Un appello al Presidente Sergio Matterella…

Alcuni giorni fa il Comitato Nazionale per la Bioetica, organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha pubblicato un documento dal titolo “Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito” (datato 18 luglio 2019 ma reso noto alcuni giorni dopo).
In realtà questa volta non si tratta veramente di un parere, quale è solito esprimere il Comitato, ma di una presentazione delle diverse “opinioni” dei 26 membri del Comitato suddivisi in tre gruppi: contrari al suicidio assistito, contrari alla sua introduzione nella pratica medica, favorevoli. Sarebbe troppo lungo sintetizzare il pensiero e le argomentazioni di ciascun gruppo, e forse noioso visto il linguaggio non semplice dell’esposizione.
Contrariamente alle attese non è un documento di riflessione “etica” o “bio-etica”. Se tutte le opinioni si equivalgono e stanno sullo stesso piano, allora non si è veramente elaborata una riflessione etica… Se emerge solo il contrasto di opinioni, il rovesciamento dei principi etici piegati alla propria causa (che trapela tra le righe del testo e nel metodo espositivo, cioè quella di rendere accettabile la legalizzazione dell’eutanasia passando attraverso la depenalizzazione dell’aiuto al suicidio), l’ambiguità evidente del vocabolario per far passare cose che dette con il loro nome susciterebbero la reazione di gran parte della gente, allora non si aiutano le persone e neanche il legislatore ad agire secondo un’etica, ma secondo il proprio interesse o voglia o emozione del momento.
Chi scrive è evidentemente contrario al “suicidio medicalmente assistito” in qualsiasi forma, come peraltro esprime chiaramente anche l’insegnamento della Chiesa cattolica. Chi scrive però si aspetterebbe una riflessione “etica” dal suddetto Comitato e non solo parole che mirano invece all’approvazione di una legge sull’eutanasia chiamandola “suicidio medicalmente assistito” (e chi scrive ha abbastanza conoscenza in materia per scrivere ciò: solo il fatto di presentare il Comitato “spaccato” in opinioni inconciliabili è indice di ciò).
Per rispettare veramente la persona umana sofferente e vulnerabile che chiede di essere aiutata a morire la strada è sempre “eticamente” una sola: curarla accompagnandola nel suo cammino di vita fino all’ultimo momento, alleviando ogni forma di sofferenza con le cure palliative che intese adeguatamente offrono anche relazioni umane che non lasciano soli nel dolore e donano sorprendentemente di voler vivere la vita fino alla fine, fino alla morte naturale, con tutta la dignità umana che si sente riconosciuta e donata dagli altri.
Quello proposto dal Comitato è uno schieramento di opinioni, un documento senza etica, manifesto della cosiddetta “deriva” della bioetica nella biogiuridica. E la “deriva”, sul tema particolare che stiamo trattando, è stata accentuata sia dalla legge sulle “Disposizione anticipate di trattamento” del 2017 che introduceva di fatto l’autodeterminazione “assoluta” del paziente anche rispetto a cure proporzionate ed eticamente adeguate qualificando terapia ciò che terapia non è (alimentazione e idratazione), sia dall’intervento a fine 2018 della Corte costituzionale sul caso di aiuto al suicidio di DJ Fabo a opera di Marco Cappato, intervento che interpretava in modo univoco la legge del 2017 e imponeva al governo e al parlamento di fare una legge nel giro di un anno. Mai accaduto un tale tipo di intervento da parte della Corte costituzionale e con tali argomenti, tanto da apparire un’invasione nella politica del potere giudiziario (come sostengono alcuni esperti di diritto Costituzionale!). Mai accaduto un tale oblio dell’etica… sotterrata dal diritto che impone le opinioni!
Davanti ad una tale situazione “giuridicamente” architettata cosa si può fare? Come cittadino già l’anno scorso mi è stato subito chiaro che dovevo rivolgere un messaggio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come garante della Costituzione e della separazione dei poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario), nonché come difensore di ogni cittadino, in particolare il più debole e vulnerabile, per sperare veramente in un “ritorno all’etica” del rispetto di ogni persona umana da parte di ogni uomo e da parte di tutte le istituzioni democratiche.
“Egregio Presidente Sergio Mattarella, Le sembrerà azzardato ma Le chiedo per favore di intervenire in difesa del diritto dei cittadini alla partecipazione alla vita sociale del Paese e, in nome della Costituzione di cui Lei è garante, di chiedere alla Corte costituzionale un approccio che non si riveli lesivo dei cittadini e del dettato costituzionale, per evitare di creare situazioni che possano determinare violenza contro le persone vulnerabili che nella sofferenza sono portate a chiedere di essere aiutate a suicidarsi. Mentre la Corte costituzionale dichiara un vuoto legislativo, essa utilizza un linguaggio giuridico ed etico che crea un vuoto di coesione sociale e di rispetto dei diritti dei cittadini più fragili, con un intervento che non rispetta pienamente il ruolo assegnatole dalla Costituzione. Essendo Lei un fine giurista capirà meglio di me quello che intendo dire e che intuisco da semplice cittadino. La ringrazio per quello che potrà fare per il bene dell’Italia e dei suoi cittadini, dei più soli e deboli in particolare, anche a questo riguardo.
Distinti saluti,
Ermanno Barucco
Gremio di Bioetica”

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