Condividiamo un racconto di vita quotidiana in Romania che ci arriva da Luisa, volontaria al Villaggio dei Ragazzi da quasi due anni. Dal settembre del 2016 abita con i giovani volontari italiani che si succedono ogni anno ed è il loro punto di riferimento; aiuta nel doposcuola e cerca di costruire legami dentro e fuori il nostro piccolo villaggio.
Adriana, la muta di Niculesti, è una bimba di otto anni, povera e quasi muta. Sapeva dire solo poche parole e pronunciate male: buna, ce taci? Merge nu!
Un giorno ha bussato alla porta del Villaggio dei Ragazzi. Se suonano, a casa mia si esce di casa e si va incontro all’ ospite. Poche parole lei e poche io, perché non so la lingua.
Così comincia la storia. Adriana è entrata in casa nostra la mattina, con ogni tempo, freddo, pioggia, neve e sole. Camminando per due chilometri di strada o per i campi.
Dopo qualche tempo sono andata a casa sua a chiedere il permesso dei genitori: potevamo prenderci cura di lei? Poteva fermarsi l’intera giornata? Piano piano si sono fidati. Così stava da noi tutte le mattine e tutti i pomeriggi, per il doposcuola.
Le insegnanti, scettiche, mi dicevano: cosa vuoi che impari?
E io cosa potevo insegnare? Non sono una maestra né una psicologa né una dottoressa e così mi sono inventata che la B ha due pance, la R una pancia e una gamba e la E è una forchetta. Adriana ha iniziato a scrivere il suo nome, il nostro e anche quello di padre Tarcisio, che è difficile. Lei lo chiama parintele cel batrin.
Un giorno, andando a prenderla, l’ho trovata sul ciglio della strada picchiata da un vicino di casa, presa a calci e insultata. Sono scesa dall’auto e ho raccolto la bimba chiedendo spiegazioni all’uomo. L’ho caricata in auto e ho trattenuto le lacrime fino a casa. Mi è venuto incontro George che vedendomi così mi ha abbracciato. Quel giorno c’era anche padre Tarcisio da noi nei campi. Sono andata da lui con Adriana e non mi ricordo quello che ho detto perché ero abbastanza sconvolta, ma ricordo bene cosa desideravo e cosa desidero ancora.
Dopo quel giorno abbiamo iniziato a interessarci di tutta la sua famiglia. Sono cinque bimbi, quattro con handicap cognitivo e di linguaggio. Mi sono informata presso la Protetie e ora hanno quattro pensioni per handicap. I genitori sono analfabeti e il padre alcolizzato. Abitano in una casa microscopica senza bagno e niente igiene. Così l’anno scorso con l’aiuto economico di una amica italiana e il lavoro di Andrei, Gigel padre Tarcisio e i nostri ragazzini abbiamo aggiunto una stanzetta alla casa di 3×3 metri; Aurealian ci ha regalato qualche mobile ed ora speriamo di poter costruire il bagno.
Adriana da gennaio frequenta la scuola speciale a Peris e suo fratello Alex va alla gradinita di Niculesti accompagnato ogni giorno dalla nostra volontaria Teresa che rimane con lui tutta la mattina. Non ha grandi handicap ma… non lo vogliono perché viene da “quella famiglia di muti”. Le insegnanti si giustificano dicendo che non hanno personale adeguato. Da un anno fa logopedia da noi con un insegnante, le parole che dice sono poche.
Tutti noi al villaggio abbiamo adottato questa famiglia: Andrei e Maria e le loro figlie che fanno spesso da baby sitter. Daniela e Giuseppe, George, Alex, Adi, Mihaela, Madalin e Cosmin sono compagni di giochi.
Io e i volontari chiamiamo in modo ironico questa nostra attività “spalatoria copiilor” perché li laviamo, stiriamo cambiamo gli abiti e teniamo un piccolo guardaroba pulito per loro.
Gli ospiti che passano da noi, gli amici del Mec che vengono a trovarci, donano parole a quelle vocine mute.
Ma sono proprio muti? Adesso la bambina parla e mi chiede spesso: Cosa fa Dio? Dorme? Io rispondo SEMPRE che Il Signore PARLA al suo cuore.