“Non vi lascerò soli”
Ha ragione fra Giovanni, cappellano dell’obitorio degli Spedali Civili di Brescia, che indossa una tuta bianca e mascherina con il nome scritto con il pennarello all’altezza del cuore, a dire: «Per la famiglia delle vittime del coronavirus è un dolore nel dolore».
Perché chi muore è solo, solo all’ultimo respiro in un letto d’ospedale. E anche dopo, attorno ad una bara, non c’è nessuno.
Nel romanzo “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij ho trovato un invito alla preghiera. E’ un suggerimento per tutti.
“Ogni giorno, anzi ogni volta che puoi, ripeti dentro di te: «Signore, abbi pietà di tutti quelli che oggi sono comparsi dinanzi a Te». Perchè a ogni ora, a ogni istante, migliaia di uomini finiscono la loro vita su questa terra, e le loro anime si presentano al Signore. E quanti uomini lasciano la terra in completa solitudine, senza che nessuno lo sappia, tristi e angosciati, perché nessuno li piange e nessuno sa neppure che hanno vissuto! Allora, forse, dall’estremo opposto della terra si leva in quel momento la tua preghiera al Signore per la pace di colui che sta morendo, sebbene tu non l’abbia conosciuto affatto, né lui abbia conosciuto te. Come si commuoverà la sua anima quando sentirà nell’attimo in cui sarà giunta davanti a Dio, piena di timore che qualcuno prega anche per lei, che sulla terra è rimasto un essere umano che ama anche lei!”.
Padre Gino Toppan, ocd